Tu, che ristabilisci l’alleanza originaria (sì, quella con Noè); tu, iride che allude agli elementi della chimica, ad un patto d’amicizia che comprenda addirittura la materia inanimata e garantisca allora una salvezza più omogenea al mondo che hai creato; tu, sovrapposizione quantica d’umanità e divinità, ma anche dei miracoli possibili; tu, che della singolarità natale ed iniziale, sei simbolo vivente, perché l’intero cosmo si è incarnato in te; tu svelami (ne son degno?) se siamo noi la parusia (quelli destinati a compiere la sistole dell’immenso abbraccio).
Nella transizione dal Vecchio al Nuovo, non t’hanno più chiamato Signore degli eserciti: infatti la croce è la diastole.
E il tuo cuore, che sulla cima del Calvario infine s’è squarciato per un infarto del miocardio, da qualcuno è ritenuto il ritorno del battesimo. Ma io dico del big bang.


Pietro Pancamo (Cuneo, 1972) è uno scrittore italiano. Di recente alcuni suoi testi sono apparsi su «Diogen», rivista letteraria di Sarajevo fra le più importanti d’Europa.


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